La Storia dello Snoezelen

Dopo aver parlato del rapporto tra stimolazione sensoriale e la demenza in questa sede illustreremo la nascita e la storia dello Snoezelen.

Parleremo delle idee dei fondatori e di come poi la terapia si sia sviluppata negli anni successivi alla sua invenzione.

L’articolo si suddivide in più sezioni:

  • Introduzione;
  • Stimolazione multisensoriale MSS;
  • La storia dello Snoezelen: principio;
  • La storia dello Snoezelen: nascita;
  • La storia dello Snoezelen: evoluzione;
  • La storia dello Snoezelen: sviluppo.
La storia dello snoezelen - i due fondatori
In foto Jan Hulsegge e Ad Verheul, gli ideatori dello Snoezelen

Introduzione

Gli organi di senso permettono di captare delle stimolazioni ambientali che, se opportunamente elaborate e integrate a livello cerebrale, ci suscitano delle sensazioni più o meno complesse.
Nelle persone affette da demenza, la capacità di integrare le diverse stimolazioni ambientali e di elaborarne un senso è alterata. Non potendo attribuire un significato rassicurante a ciò che viene percepito, in queste persone si crea un senso di confusione ed agitazione. Inoltre, la presenza di più stimoli contemporanei, che sono tipici della vita quotidiana, può innescare disturbi comportamentali.
Per questo motivo, alcuni terapisti olandesi si sono impegnati nel trovare il modo di controllare le stimolazioni ambientali, selezionando solo quelle che suscitavano maggiore interesse e benessere nell’anziano.

Stimolazione multisensoriale MSS

Nasce così la stimolazione multisensoriale (MSS, Multi Sensory Stimulation), un approccio mirato a stimolare, in modo controllato, i cinque sensi. Il termine “controllato” sta a indicare che si può decidere ogni volta il tipo di stimolo da utilizzare, in che quantità e per quale durata. L’approccio multisensoriale non richiede l’utilizzo di abilità cognitive. Sfrutta infatti abilità senso-motorie tali da riorganizzare il rapporto con la realtà esterna in una forma più comprensibile alla persona con demenza. Studi di Hope (1998) affermano che questo approccio non direttivo incoraggia le persone con funzioni cognitive ridotte ad utilizzare gli stimoli sensoriali in un ambiente positivo e non stressante. Questo favorisce un aumento dell’autostima nel soggetto (perché offrendogli stimoli a lui comprensibili, si sente capace di utilizzarli) e, di conseguenza, un aumento del benessere soggettivo. La MSS non deve essere considerata, in questo ambito, come un metodo per insegnare specifiche abilità. Invece deve essere considerata un intervento mirato alla gestione dei disturbi comportamentali e alla promozione del benessere soggettivo.

La storia dello Snoezelen: principio

La stimolazione multisensoriale è nata in Olanda negli anni Settanta per le persone affette da disabilità intellettiva. Si tratta di un intervento terapeutico utilizzato a scopo riabilitativo e occupazionale condotto all’interno di un ambiente specifico chiamato Snoezelen Room. Queste fanno ricorso a tutti e cinque i sensi e alla loro interazione attraverso effetti luminosi, musicali e uditivi, superfici tattili e in movimento, aromi e stimoli gustativi. Il termine Snoezelen (dall’unione dei due verbi olandesi snuffelen-esplorare e doezelen -rilassare), nato dalle prime esperienze sperimentali condotte da Jan Hulsegge e Ad Verheul al De Hartenber Institute in Olanda è oggi diventato sinonimo di stimolazione multisensoriale controllata utilizzata per persone con gravi disabilità intellettive che vengono esposte ad un ambiente rilassante e stimolante sui cinque sensi. In un ambiente rilassante e isolato, venivano forniti stimoli sensoriali di diverso tipo, lasciando all’ospite la possibilità di sperimentarli a piacimento secondo il suo ritmo e scegliere quelli per lui più interessanti. Una volta fatto questo, il terapista selezionava gli stimoli più adatti a quella persona, riproponendoli in modo isolato e controllato per favorire un effetto positivo sul soggetto.

La storia dello Snoezelen: nascita

Nel 1974, nel centro per disabili psichici di De Hartenberg, il terapista occupazionale Ad Verheul e il musico terapeuta Jan Hulsegge crearono uno spazio Snoezelen. Uno dei problemi principali del centro di De Hartenberg e degli altri centri indirizzati alla gestione di persone con disabilità psichiche era la mancanza di attività specifiche per disabili gravi, che in quegli anni costituivano una porzione importante tra i residenti. Inoltre gli ambienti dedicati a questi pazienti non erano particolarmente accoglienti e confortevoli in relazione ai lunghi periodi di degenza. Furono queste le principali motivazioni per cui nacque l’esigenza, da parte dei due terapisti, di ri-arredare gli ambienti in cui risiedevano i degenti e di offrire attività occupazionali che fossero alla portata anche dei disabili psichici più gravi. Furono così ideati i primi oggetti Snoezelen e i due terapisti incaricati delle prime attività destinate a persone gravemente disabili.

Snoezelen room esempi
Esempi di Snoezelen room

La storia dello Snoezelen: evoluzione

Negli Stati Uniti Cleland e Clark, già nel 1966, era stato creato un ambiente sensoriale per persone con ritardi dello sviluppo, iperattività, disabilità psichiche e autismo. In questo ambiente venivano forniti stimoli visivi, olfattivi, tattili e gustativi allo scopo di stimolare lo sviluppo, migliorare la comunicazione e correggere i disturbi del comportamento. Ad-Verheul e Jan-Hulsegge, venendo a conoscenza dell’esperienza condotta dai due autori statunitensi, osservarono che le modificazioni ambientali producevano effetti positivi nei soggetti. per questo motivo nel 1978 realizzarono un primo ambiente sensoriale sperimentale con stimoli semplici. Fu in quella occasione che i due terapisti decisero di adottare il termine Snoezelen, oggi sinonimo di stimolazione multisensoriale controllata. La sperimentazione portò a risultati positivi, e fu riprodotta l’anno successivo, anno in cui fu stanziato un nuovo progetto Snoezelen. Iniziarono così corsi di formazione e seminari sull’approccio Snoezelen e dal 1984 il metodo fu applicato in modo permanente nelle cosiddette Snoezelen Room, stanze di stimolazione multisensoriale.

La storia dello Snoezelen: sviluppo

L’efficacia degli esperimenti condotti al De Hartenberg Institute portò all’attenzione e all’interesse diversi terapisti europei, che iniziarono a creare strutture Snoezelen nei loro centri. I settori di maggior applicazione del metodo Snoezelen ad oggi sono quello riabilitativo, quello sanitario, quello della formazione e quello della terapia occupazionale. Il contributo di Hope (1997) ha favorito la diffusione dell’approccio Snoezelen anche per gli anziani affetti da demenza. Oltre alle Snoezelen Rooms, negli ultimi anni sono stati progettati ambienti esterni, ovvero giardini con percorsi ideati in relazione all’approccio di stimolazione multisensoriale per il trattamento di alcuni disturbi comportamentali della demenza (Van Weert et al. 2005; AdVerheul et al. 2007).

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