Alzheimer: temi quotidiani

Malattie degenerative e Snoezelen

Come abbiamo già visto in vari articoli precedenti lo Snoezelen può aiutare significativamente nelle situazioni di persone con patologie degenerative più o meno gravi. Nel caso dell’Alzheimer la stimolazione multisensoriale risulta particolarmente efficace. Ma cosa significa avere l’Alzheimer? Quali son i temi quotidiani con cui si confrontano gli operatori nei nuclei Alzheimer?

La passività

Per quanto concerne la passività, il problema iniziale è quello di riuscire a suscitare nelle persone con disabilità intellettive interesse per il mondo esterno ed è collegabile a quanto è ormai da tempo recepito a livello di attività di riabilitazione.
L’esplorare il mondo rappresenta un’attività intrinseca allo sviluppo dell’uomo ed è fonte di sensazioni ed esperienze che costituiscono il bagaglio su cui ogni persona costruisce la propria “bussola di orientamento”.
Questa attività porta a selezionare azioni utili e piacevoli da altre che non lo sono.
L’elemento piacere è sicuramente un aspetto importante del rapporto con il mondo esterno.
Dal punto di vista dei sensi vicari, va notato che la percezione del mondo esterno si valuta in genere principalmente sui canali uditivo e visivo, attraverso discriminazione di suoni, colori, forme, ma riveste una grossa importanza anche l’elaborazione percettiva dello spazio (di come esso si struttura in  rapporto allo spazio occupato dal nostro corpo), ma anche sull’utilizzazione degli altri sensi, molto spesso troppo dimenticati, ma che rivestono per queste persone un significato particolare su cui è possibile lavorare e cioè sull’olfatto e sul gusto.
Non è da dimenticare, ma anzi è prevalente con questi tipi di patologie la ricerca di un benessere psico-fisico che spesso si traduce anche in esperienze di rilassamento.

La scarsa intenzionalità comunicativa

Altro risultato dell’esplorare è quello di stimolare l’intenzionalità comunicativa attraverso il rafforzamento delle capacità di scelta per trovare soluzione ad ogni problema che l’individuo può incontrare nella vita.
Quanto sia importante la capacità di scelta lo dimostrano recenti studi di marketing quali che fanno riferimento alla Decision Affect Theory (Mellers 2000). Si tratta di un modello descrittivo delle decisioni in cui, accanto alla considerazione delle emozioni controfattuali come il rimpianto e la  delusione, sono introdotte anche le emozioni legate al senso di sorpresa, vale a dire una forma di piacere immediato o atteso, che l’esito di una scelta può offrire.
Il livello di sorpresa, o lo stupore legato ad un evento è espresso dalla probabilità con cui quell’esito può manifestarsi. L’idea degli autori muove dalla considerazione che gli individui tendono ad essere influenzati, nelle loro scelte, anche dai sentimenti riconducibili al risultato atteso e che l’intensità di tali emozioni sarà tanto più intensa quanto più l’esito sarà sorprendete e inatteso.
Si tratta, in termini sintetici, di una teoria delle scelte basata sugli aspetti emotivi in cui gli individui preferiscono quei prospetti di scelta che  massimizzano il loro piacere soggettivo atteso. Questi aspetti sono in linea con quanto sostenuto da Jean Vanier a proposito del piacere e della felicità: “il desiderio di felicità è insito in ogni essere umano… ma mentre secondo l’ordine naturale di estrazione Aristotelica basta innaffiare il seme per fargli  raggiungere la sua pienezza, nell’uomo non può raggiungere la propria pienezza se non attraverso conoscenza, scelte e una serie di lotte”.
E proprio Aristotele pone alla base del cammino della conoscenza una relazione di fiducia nei confronti del mondo, una relazione quasi affettiva con la realtà percepita attraverso i sensi.

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La necessità di una “partner perceived communication”

Quando si attivano questi percorsi di ricerca, il passo successivo è quello di creare le opportunità affinché questa ricerca non venga compiuta in solitario ma con l’amico, un amico forte dedito a cose grandi.
Ecco quindi che l’amicizia diventa il fulcro della “partner perceived communication”.

Inoltre, sempre secondo Aristotele, l’amico è visto come un altro me stesso.
Come non sentire in queste espressioni quanto sviluppato da Daniel Goleman e John Gottman a proposito dell’intelligenza emotiva e dell’empatia come base della comunicazione? Comunicazione che nel caso di persone disabili è spesso fatta di contatti fisici, da gestire con delicatezza.

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