Snoezelen e Alzheimer

L'Alzheimer e la progettazione

Esiste una sfida per la stimolazione multisensoriale: la progettazione degli
spazi destinati ai malati di Alzheimer per Snoezelen comporta un salto di qualità nei metodi di progettazione in generale.
Il progettista si trova ad affrontare contemporaneamente problemi di progettazione apparentemente in contrasto fra di loro, quali:
la ricerca di soluzioni per avere spazi accoglienti, ma nello stesso tempo facilmente controllabili
– soluzioni con elevati livelli di efficienza funzionale in un ambiente che deve apparire il più possibile “domestico”
alti livelli di sicurezza, permettendo però al paziente di muoversi con naturalità

snoezelen-e-alzheimer

Plurisensorialità e approccio snoezelen

Su tutto questo gioca un ruolo essenziale l’organizzazione dei fattori che influenzano il benessere fisico ed il comportamento emotivo dei pazienti quali la luce, il colore, l’acustica, l’odore, i valori tattili. Fondamentale per una efficace progettazione è comunque il rapporto con gli operatori.

L'evoluzione dell'appoggio progettuale

L’Alzheimer, nello Snoezelen, ha stimolato e  stimola la ricerca di nuovi approcci alla progettazione; in particolare ha contribuito ad introdurre in Italia il concetto di “healthcare design” ossia una progettazione degli spazi sanitari che risponda previament alla seguente domanda: come realizzare un ambiente terapeutico o, anche solamente, supportivo alle cure mediche?
L’uso dell’ambiente a scopo terapeutico era già presente nelle “Note” scritte da Florence Nightingale nel 1859 per la progettazione dei nuovi ospedali. Sono scritti illuminati, in cui si riportavano osservazioni su coma la salute dei pazienti fosse influenzata dalla ventilazione, dalla temperatura, dal controllo del rumore, dalla luce, dalla pulizia e dalla varietà dell’ambiente.
In quegli anni, l’intento perseguito, nel valutare gli elementi ambientali che avevano un’influenza sul paziente, era principalmente igienico: con l’evolversi delle cure, l’introduzione degli antibiotici, la divisione del lavoro fra il personale e la standardizzazione dei metodi costruttivi, e si andò via via affievolendosi come elemento di progetto.
Negli anni cinquanta nasce negli Stati Uniti la Psicologia Ambientale ad opera di W. Ittelson e H. Proshansky: cominciarono a porsi domande su che effetto può avere lo spazio architettonico sul comportamento dei malati in un ospedale psichiatrico. Nei primi anni settanta viene istituita nel Regno Unito la prima scuola di specializzazione in psicologia ambientale.

Snoezelen e gentle care

Secondo Ittelson “…l’uomo fa molto più che vedere, udire, sentire, toccare, odorare, nel semplice senso di registrare il suo ambiente. Egli lo  interpreta, avanza inferenze rispetto ad esso, lo sogna, lo giudica, lo immagina e si impegna in altre forme di conoscenza”.
Quindi, se il rapporto uomo-spazio è così complesso per una persona non-demente, per una persona demente questo rapporto può essere misterioso, inquietante e difficile (Spadin P. 2002).
Ma è soprattutto con il Gentle Care che si sottolinea una nuova via di approccio di cui l’ambiente fisico è uno dei principi cardini. È un sistema di cura della persona con demenza, elaborato da una terapista canadese, Moyra Jones, che persegue l’obiettivo del benessere del malato e di chi gli sta a fianco. Questo metodo presuppone la costruzione di una protesi di cura, costituita da spazio fisico, persone e attività (Jones M. 1996).
Il modello protesico di promozione del benessere permette di confrontarsi con l’irreversibilità della perdita globale intellettiva causata dalla malattia, senza rinunciare ad avere obiettivi, ma senza perseguire comunque all’infinito prestazioni impossibili, cosicché la qualità dell’intervento può venire misurata dai risultati concreti prodotti nella vita dei malati (Guaita A.). L’assunto del Gentle Care è che il benessere è possibile, a patto di costruire su questo obiettivo la relazione tra malato e ambiente; qualunque causa di distress va evitata.

Gli elementi caratteristici dell’ambiente nel Gentlecare sono: la sicurezza, la familiarità, l’elasticità, il comfort, la chiarezza del messaggio d’uso dello spazio. Un ambiente per persone con demenza deve essere quindi semplice, domestico, familiare. Se vengono usati supporti tecnologici, questi devono essere mascherati. Per quanto riguarda la sicurezza, se l’ambiente è sicuro ciò significa una maggior libertà di movimento e di libertà per il malato e una minor necessità di sorveglianza da parte degli operatori. La progettazione viene condotta in modo che l’ambiente, gli spazi, gli arredamenti, i materiali, favoriscano la comunicazione con l’ambiente, soprattutto quello sociale.

Punti “forti” all’interno della struttura per favorire la comunicazione

La comunicazione, sopratutto quella empatica ha bisogno di “occasioni”, tanto più importanti se ciò si deve realizzare in Centri dove vi è molta attività e dove trovare uno spazio non disturbato per stare a tu per tu può non essere facile.
Ecco quindi che il realizzare un vero e proprio spazio fisico può offrire importanti opportunità a persone disabili, così come per le tecniche di base per la stabilizzazione nei traumi psichici si chiede al paziente di immaginare il proprio “luogo felice”, che può essere di aiuto per chi vive stati dissociativi.
In tale luogo del mondo reale la persona si sente al sicuro e completamente protetta, e questa sensazioni e vengono recuperato dentro di sé, anche attraverso percorsi emotivi legati a oggetti, spazi, sensazioni sensoriali.
Le sfumature di queste sensazioni sensoriali sono state oggetto di investigazione da parte di R.Bandler e della Programmazione Neurolinguistica
(PNL). Molto del lavoro di Bandler sulla PNL riguarda le applicazioni delle submodalità, cioè delle sottili distinzioni che esistono nelle personali
esperienze sensoriali e le loro rappresentazioni interne. Il suo passato da musicista e l’interesse per l’impatto neurologico del suono lo hanno
portato a sviluppare l’area della neurosonica, che utilizza la musica e il suono per creare specifici stati interiori.
Infine, ricordare che quel posto è sempre disponibile quando la persona fragile ne ha bisogno, e che quel luogo aiuta lo sviluppo di quello che porta dentro di sé, comunica il messaggio che ognuno ha un potere calmante. In aggiunta, sensazioni di rilassamento fisico, come la respirazione lenta, aumentano il senso di controllo sull’ansia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *