Lo Snoezelen nel mondo
L’espansione dello Snoezelen
Il progressivo espandersi del numero degli ambienti snoezelen rappresenta una conferma dell’interesse e dell’impatto che lo snoezelen sta avendo nelle attività per le persone con disabilità intellettive ed altre situazioni invalidanti. La diffusione di progetti snoezelen nel mondo, come si può notare dallo schema a fianco riportato, è stata esponenziale nel mondo a partire dagli anni ’80. In Italia si contavano, nel 2010 circa una quindicina di ambienti snoezelen, cifra ben lontana dagli oltre 1500 censiti in Germania nel 2006 e ai circa 1.000 in Inghilterra. In Italia negli ultimi anni sono stati realizzati interventi che tendono ad utilizzare il ricorso ad altri sensi per migliorare il comfort degli ospiti delle strutture.
Gli spazi multisensoriali Snoezelen nel mondo
Tali interventi, che vanno sotto il nome “generico”, di umanizzazione della degenza, per creare un ambiente più confortevole, fanno ricorso soprattutto all’uso di:
– ristrutturazoni igienico-ambientali
– colori
– luci
– superfici con finiture e materiali particolari.
Per quanto concerne progetti per lo snoezelen a partire dal 2003 sono apparsi in Italia interventi mirati ed innovativi tra i quali quelli proposti dalla società HC.Engilab & safe, che utilizzano anche strumenti per creare effetti combinati (sono-tattili, visuo-olfattivi, etc) tesi ad offrire contributi su specifiche tematiche legate spesso a deficit intellettivi.
In sintesi la strategia di applicazione dello snoezelen si basa sulla realizzazione di “percorsi sensoriali” che consentano sensazioni singole o combinate offerte in funzione delle specifiche esigenze del paziente; tali percorsi sono principalmente articolati su:
– spazi di supporto (corridoi, attese, etc),
– spazi dedicati snoezelen avventure sensoriali basate sull’accessibilità degli strumenti (comandi ed interazioni pensati per il livello di comprensione dei pazienti) e la possibilità di fare scelte quali:
• stanze scure per la stimolazione attraverso strumenti che lavorano sul contrasto cromatico (tubi a bolle luminosi ed interattivi), sulle combinazioni uditivo-tattili (poltrone o letti musicali),
• stanze bianche per il rilassamento (luce immersiva con lampade RGB, proiettori a disco, diffusori di aromi),
• ambienti per la psicomotricità plurisensoriale (vasche a palline luminose, poltrone e altri supporti sospesi)
• ambienti per le attività in acqua attrezzati in modo da incentivare la creazione di un’atmosfera e di esperienze condivise;
• ambienti ausiliari quali i bagni assistiti, per i caregivers, infatti, fare il bagno ad una persona demente è uno tra i compiti più stressanti
Progettazione di strutture per demenza
Le reazioni negative degli ospiti vengono messe in relazione con un tipo di procedure e di strumenti che possono spaventare, con una bassa illuminazione, con i rumori fastidiosi che spesso provengono dall’esterno (Kovach & Mayer-Arnold 1996; Lawton et al. 1994; Namazi & Johnson 1996; Slogane et al. 1995);
– verde attrezzato realizzato secondo uno zoning che prevede stimolazioni dei cinque sensi ottenute attraverso sia tramite piante, percorsi tattili e strumenti multisensoriali
– da notare che le linee guida riguardo alla progettazione di strutture per dementi, sono tutte favorevoli ad inserire delle zone esterne accessibili e protette, per aumentare il senso di homelikeness.
Questi spazi incoraggiano le persone a stare all’aria aperta, a passeggiare, a godere di aria fresca e della luce naturale del sole, incoraggiano la socializzazione, aumentano la stimolazione sensoriale, aiutano a percepire le variazioni di stagione e costituiscono l’ambiente ideale per svolgere numerose attività.
Alcune ricerche sul mondo snoezelen supportano l’ipotesi che aree esterne, come i giardini, facilitino la diminuzione di comportamenti aggressivi. Uno studio longitudinale ha interessato 5 strutture, alcune delle quali erano provviste di giardino. I ricercatori hanno rilevato che, negli stessi momenti della giornata, in queste ultime gli episodi di violenza fra gli ospiti diminuivano (Mooney & Nicell 1992).